Mio padre era stato un grande giocatore d'azzardo, per l'intero arco della sua vita. Non dico questo come un vanto, poiché il gioco non ha mai portato nulla di buono a lui o alla sua famiglia. Al contrario, ha causato i classici di quelle attività che causano dipendenza: distruzione, debiti, litigi, paura. L'aspetto peggiore è stato sicuramente il trauma che ha causato in me lo stile di vita di mio padre, che ad oggi, da adulto, capisco non essere tanto frutto del suo egoismo, ma della sua debolezza di carattere: ho capito, con tanta terapia e pazienza, che non lo faceva apposta ad essere quel padre deficitario quale era; non è stato capace di racimolare abbastanza forza di volontà per uscire dal tunnel della dipendenza. Voglio credere che, se qualcuno gli avesse offerto la possibilità di liberarsi senza sforzo di quel suo male, avrebbe detto subito di sì.
Mio padre si era recato al casino Slovenia tutte le domeniche della sua vita. Si trattava di un rituale, tanto quanto farsi la doccia tutte le mattine. Ogni domenica, ci svegliavamo e facevamo colazione tutti insieme, parlando del più e del meno, come una famiglia normale, come se non ci fosse nulla che non andasse, e ci preparavamo per uscire. Camminavamo allegri, chiacchierando, fino all'angolo che avrebbe spezzato la famiglia in due, come al solito: io e mia madre saremmo andati a destra, verso la chiesa per la messa, e mio padre avrebbe invece svoltato a sinistra, in direzione del casino Slovenia, dove avrebbe passato la mattina, il pomeriggio e, se aveva ancora qualche soldo in tasca, anche la sera. Quando tornava presto, c'era poco da stare felici, significava che aveva sperperato il denaro che mia madre gli concedeva troppo velocemente, e quindi sarebbe stato di cattivissimo umore e se la sarebbe presa con noi due. Mia madre aveva escogitato un modo per evitare che tutti i nostri risparmi finissero nelle tasche del casino Slovenia che consisteva nel farsi addebitare la sua paga su un conto al quale unicamente lei poteva accedere. Era riuscita a non cedere mai alle richieste di mio padre, anche quando queste si facevano violente e furiose, di darle del denaro una volta che lui aveva fatto fuori tutto quello che aveva guadagnato per quel mese, e per questo provavo grandissima ammirazione per mia madre – se non fosse stato per quel suo coraggio, che a mio padre mancava del tutto, non avremmo potuto vivere una vita normale, non avremmo avuto una casa, cibo e non saremmo stati in grado di pagare le bollette.
Mi ci sono voluti trentacinque anni per avere la forza di entrare la prima volta al casino Slovenia, per affrontare lo spauracchio che ha perseguitato la mia giovinezza. E' stato importante per me vedere il posto che aveva catturato mio padre, che gli aveva portato via la libertà di essere, perchè ho capito che io non sarei mai stato come lui, che io avevo la forza di mia madre.…