Il mio questionario voleva essere una protesta contro l’ortodonzia fissa imposta d’obbligo a troppi adolescenti dai loro genitori, senza che i diretti interessati abbiano la possibilità di dire la loro al riguardo. Va bene che da adolescenti siamo ancora bambini, e che come tali non abbiamo la maturità di prendere certe decisioni da soli. L’ortodonzia fissa non rientra nelle decisioni che non possiamo prendere da soli, ne sono assolutamente certa.
Per supportare la mia protesta, decisi di raccogliere dati per un anno intero. Combattevo a nome di tutti i denti storti che conoscevo e che non avevano nessuna voglia di raddrizzarsi il sorriso. Quelli che subivano le prese in giro dei compagni di scuola per tutto il periodo dell’ortodonzia. Senza contare il dolore fisico di portare l’apparecchio!
Avevo creato un questionario, con poche, semplici domande. Volevo sapere chi era felice dell’apparecchio, chi aveva avuto la possibilità di decidere sul proprio destino e chi provava risentimento nei confronti dei genitori per l’obbligo all’ortodonzia. E non mi sono fermata ai miei compagni di sventura. Ero andata alla ricerca anche di chi aveva portato l’apparecchio in passato, durante la propria adolescenza, ed era ora adulto. Ero intenzionata a scoprire qual era il destino di tutti noi adolescenti con l’apparecchio. Saremmo stati felici nel futuro, come ci promettevano i nostri genitori? Li avremmo ringraziati col senno di poi? I nostri denti sarebbero effettivamente rimasti perfetti per il resto della nostra vita? Per completare il mio questionario ci avevo impiegato un sacco, avevo incluso adulti di tutte le età, mi ero concentrata così tanto sul mio progetto che, ad un certo punto, il mio insegnante di educazione civica aveva deciso di aiutarmi a farlo diventare qualcosa di semi-serio, e anche di ricavarne un voto per me. Sosteneva che sarebbe stato ottimo anche per l’accesso all’università. A me non importava nulla di voti o di università in quel momento, io volevo solo dimostrare ai miei genitori quanto si sbagliassero, spiaccicare loro in faccia la cruda verità sul trauma che mi stavano provocando.
Il momento della lettura dei risultati, fu una doccia fredda. Dovetti ricredermi completamente. Mi ero fatta paladina dei miei coetanei per difendere i loro diritti, ma avevo scoperto con grande amarezza che il 90% di loro non era poi così turbato dall’ortodonzia, anzi, erano tutti consapevoli che era per il loro bene. Speravo di rifarmi con i dati sul nostro futuro, così da mostrare a tutti gli adolescenti pappemolli cosa stavano accettando così di buon grado, ma a quanto pare avevo avuto torto anche in quel caso. La stragrande maggioranza degli ex-apparecchio erano contenti dei risultati, felici che i loro genitori li avessero obbligati all’ortodonzia.
Che dire? Con la coda tra le gambe consegnai il mio scritto al prof. Almeno presi un ottimo voto. Dovetti però accettare tristemente il mio destino, bambina senza diritto di parola riguardo al proprio corpo, a quanto pareva.